Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo
Che cos’è
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni.
Le ossessioni sono pensieri o immagini, ricorrenti e persistenti, vissuti dall’individuo come intrusivi e indesiderati, in quanto al di fuori del suo controllo e ingiustificati o del tutto irrazionali. Esse sono, inoltre, spesso accompagnate da emozioni sgradevoli, come paura, disagio o dubbi circa la loro adeguatezza.
Esempi di ossessioni sono pensieri come “Potrei infettarmi se tocco la porta del bagno della discoteca” o, “Se non controllo che tutte le spie siano spente, qualcosa di brutto accadrà”, infine “Potrei dire qualcosa di brutto senza accorgermene”.
Le compulsioni, o “rituali”, sono comportamenti ripetitivi o rituali mentali messi in atto proprio per ridurre l’ansia e il disagio connessi alle ossessioni o per prevenire situazioni temute. Costituiscono, cioè, un tentativo di riprendere il controllo e sfuggire al disagio.
Evitare di toccare le maniglie delle porte o portare i guanti rappresentano, ad esempio, una risposta all’ossessione di contaminazione; ripetere una preghiera, una risposta al timore incontrollabile che possa, per propria responsabilità, accadere qualcosa di negativo a sé o ad altri.
Le ossessioni e le compulsioni possono causare un significativa compromissione del funzionamento della persona che ne è affetta, in più aree di vita, dalla socialità, al lavoro/scuola, alla famiglia, comportando una notevole sofferenza.
Chi soffre del disturbo di solito nasconde le proprie preoccupazioni: percepisce i suoi comportamenti e pensieri come assurdi e inquietanti e se ne vergogna.
Questa consapevolezza spinge a contrastare ossessioni e compulsioni, con effetti che generalmente aggravano i sintomi e la sofferenza.
Quanto è frequente
Colpisce circa il 2-2,5% della popolazione generale: significa che su 100 neonati, 2 o 3 svilupperanno nell’arco della propria vita il disturbo. In Italia, sono circa 800.000 le persone colpite da DOC. L’incidenza massima si registra tra i 15 e i 25 anni. In età evolutiva, l’esordio si ha tra i 9 e gli 11 anni. Si calcola che l’1-3% degli adolescenti soffra di Disturbo Ossessivo-Compulsivo.
Come si manifesta
Il contenuto specifico di ossessioni e compulsioni varia a seconda degli individui; tuttavia è possibile distinguere alcune dimensioni sintomatologiche: di pulizia, di simmetria, di pensieri proibiti e di danno.
Cause
Non è ancora stato possibile individuare una causa unica del disturbo; tuttavia, numerose ricerche hanno evidenziato fattori bio-psico-sociali all’origine di ossessioni e compulsioni.
Le ipotesi neurobiologiche indicano anomalie dei neurotrasmettitori di tipo serotoninergico, alterazioni funzionali del nucleo caudato e un’iperfrontalità. Altre ricerche hanno invece sottolineato che alcune caratteristiche educative ed esperenziali possono contribuire fortemente alla genesi del disturbo.
Esistono, infatti, ampie evidenze empiriche e cliniche che il timore di colpa e l’elevato senso di responsabilità, spesso favoriti da stili educativi particolarmente rigidi, predicano la tendenza ad avere ossessioni e compulsioni.
Trattamento
Le linee guida internazionali indicano, nella terapia farmacologica e nella terapia cognitivo-comportamentale, i trattamenti più efficaci.
La terapia cognitivo-comportamentale tende, innanzitutto, a moderare la quantità e la frequenza dei sintomi e, più a lungo termine, a ridurre la sensibilità del soggetto ai temi e ai meccanismi cognitivi che hanno contribuito all’insorgere del disturbo.
Essa, negli studi di esito, appare superiore ad altre tipologie di trattamento psicoterapico, relativamente alla riduzione della sintomatologia, alla stabilità del cambiamento, agli effetti collaterali, al rapporto costi-benefici e al miglioramento clinico.
Nelle manifestazioni del disturbo con una più grave interferenza funzionale o con comorbidità psichiatriche, l’associazione con una terapia farmacologica può aiutare a contenere il quadro clinico.
Tecnica d’elezione nel trattamento cognitivo-comportamentale è l’Esposizione combinata con la Prevenzione della Risposta, che consiste nel mettere il soggetto in contatto con lo stimolo o la situazione, che per lui è fonte di disagio, per un tempo superiore a quello da lui normalmente tollerato. La prevenzione della risposta consiste, poi, nel bloccare i comportamenti sintomatici solitamente messi in atto dal paziente dopo il contatto con la situazione temuta. Ad esempio si potrà chiedere ad un soggetto, il cui sintomo è quello di evitare di toccare le maniglie delle porte, di toccare una maniglia, di mantenere il contatto per 2 minuti e di non lavare le mani per almeno un’ora. Chiaramente, l’esposizione sarà graduale e verrà preceduta da un lavoro sulla motivazione e sulla riduzione della minacciosità del contatto.
A questa tecnica, la terapia cognitivo-comportamentale affianca, infatti, interventi finalizzati alla trasformazione dei contenuti e dei processi cognitivi disfunzionali, che contribuiscono alla genesi e al mantenimento del disturbo.
Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, molte ricerche documentano l’effetto dei farmaci antidepressivi.
Nonostante l’efficacia comprovata di questi farmaci è emerso, tuttavia, che circa il 30-40% delle persone non risponde positivamente a questo tipo di trattamento. Anche tra coloro che presentano dei miglioramenti, pochi sono i casi in cui si registra l’estinzione della sintomatologia con il solo trattamento farmacologico. Dunque, i farmaci da soli possono risultare non del tutto efficaci e, anche nel migliore dei casi, presentano un forte rischio di ricaduta.