I disturbi dell’alimentazione

 

Che cosa sono

I disturbi dell’alimentazione sono caratterizzati da comportamenti, inerenti la sfera dell’alimentazione, che hanno come risultato un alterato consumo di cibo e che compromettono significativamente la salute fisica o il funzionamento psico-sociale.

Tra essi troviamo l’Anoressia nervosa, la Bulimia nervosa e il Disturbo da binge-eating.

 

Quanto sono frequenti

Circa il 5% della popolazione italiana soffre di Disturbi dell’alimentazione, con una prevalenza significativa nel genere femminile. La frequenza maggiore si registra tra i 13 e i 16 anni. Rara l’insorgenza dopo i 30 anni.

 

Come si manifestano

Anoressia nervosa

Tre sono gli elementi che contraddistinguono il disturbo: una persistente restrizione nell’assunzione di calorie; intensa paura di acquistare peso o di “diventare grassi”; una significativa alterazione della percezione di sé, dipendente dal peso e dalla forma fisica.

Si distinguono due sottotipi:

con restrizioni (la perdita di peso è ottenuta attraverso dieta, digiuno e/o eccessiva attività fisica);

con abbuffate e successive condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi e diuretici).

Si riscontra, dunque, la ricerca di una magrezza eccessiva. Inoltre, la preoccupazione per il proprio peso è persistente e sproporzionata e permane anche in caso di una effettiva importante perdita di peso. A questo si aggiungono una alterata percezione dei bisogni fisiologici di fame, sete e caldo/freddo.

Semidigiuno e condotte di eliminazione possono portare ad una serie di disturbi fisiologici, tra cui amenorrea (assenza o perdita del ciclo mestruale) e anomalie dei parametri vitali.

La percezione e il significato attribuiti al peso e alla forma corporea, in questi individui, sono distorti: alcuni si sentono in sovrappeso; mentre altri ammettono di essere magri ma sono convinti che alcune parti del proprio corpo siano ancora “troppo grasse”. Dalla percezione del proprio peso dipende inoltre l’autostima; per cui la perdita di peso viene vissuta come una conquista e un segno di straordinaria disciplina; mentre l’aumento di peso, come un’inaccettabile mancanza di autocontrollo. Il rifiuto di assumere cibo non è infatti dovuto ad una riduzione dell’appetito; bensì ad una ferrea volontà di imporsi sullo stimolo di fame per sperimentare un senso di controllo e autonomia. L’atteggiamento verso di sé è difatti intransigente e le ambizioni elevate.

 

Bulimia nervosa

Caratteristiche della Bulimia nervosa sono: ricorrenti episodi di abbuffata (ingestione in un dato lasso di tempo di una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili), ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie (vomito autoindotto, lassativi, diuretici, intensa attività fisica) per prevenire l’aumento di peso e livelli di autostima indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo.

L’eccessivo consumo di cibo è accompagnato da sensazione di perdita di controllo e vergogna.

Contrariamente agli individui con Anoressia nervosa (tipo con abbuffate/condotte di eliminazione), gli individui con Bulimia nervosa riescono a mantenere un peso corporeo maggiore o uguale a quello minimo normale.

 

Disturbo da binge eating

Questo disturbo è caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffata accompagnati dalla sensazione di perdere il controllo, ovvero dall’incapacità di astenersi dal mangiare o di smettere di mangiare una volta cominciato.

Tali episodi sono accompagnati da marcato disagio.

 

Cause

All’insorgere dei Disturbi dell’alimentazione concorrono più fattori:

  • Fattori biologici (ovvero una predisposizione genetica);
  • Fattori psicologici: tratti di personalità quali ossessività, perfezionismo, umore disforico, rigidità cognitiva.
  • Fattori familiari (dinamiche relazionali che ostacolano il processo di separazione-individuazione dei figli)
  • Fattori socio-culturali (idealizzazione di un modello femminile di magrezza ed efficienza)

 

Trattamento

In trattamento di questi disturbi deve essere integrato, ovvero deve coinvolgere più figure professionali (psichiatri, psicologi, nutrizionisti, specialisti in medicina interna) e deve prevedere un intervento psicoterapico, sia a livello individuale che familiare; un monitoraggio nutrizionale e una terapia farmacologica, nella combinazione più appropriata al caso specifico.

In particolare, la terapia cognitivo-comportamentale è un trattamento di provata efficacia per i disturbi dell’alimentazione. Obiettivo principale del trattamento è, innanzitutto, quello di normalizzare il comportamento alimentare: i pazienti devono riacquistare accettabili attitudini nei confronti del cibo e modificare la convinzione che il peso costituisca l’unico o il principale fattore in base al quale valutare il proprio valore personale.