I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
CHE COSA SONO
Le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione, mostrano difficoltà specifiche nel rapporto con il cibo e con il proprio corpo, tali da compromettere in modo significativo la qualità di vita.
A livello diagnostico vengono distinte tre categorie principali di disturbi dell’alimentazione: l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa ed il disturbo da alimentazione incontrollata o binge eating disorder (BED).
La caratteristica centrale di questi disturbi è un’eccessiva importanza nei riguardi del peso, delle forme corporee e dell’alimentazione. Questo rende comprensibili la maggior parte dei comportamenti disfunzionali agiti: il vomito auto-indotto, l’uso improprio di lassativi o di diuretici, la preoccupazione nei confronti del mangiare e l’estrema sensibilità alle modificazioni del peso e della forma corporea.
I DCA colpiscono prevalentemente adolescenti o giovani adulti, mediamente intorno ai 17 anni di età, e nella maggior parte dei casi si tratta di ragazze (il rapporto è di 9 ad 1, cioè su dieci persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione, nove sono di sesso femminile ed una è di sesso maschile). Nel caso specifico del disturbo di alimentazione incontrollata l’insorgenza è più frequente nella prima età adulta.
Accade di frequente che i soggetti con questo tipo di patologia passino, nel corso della vita, da un disturbo dell’alimentazione (es. anoressia nervosa) a un altro (es. bulimia nervosa).
BULIMIA NERVOSA
CHE COS’È
La bulimia nervosa è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato dai seguenti aspetti:
- abbuffate ricorrenti: una persona “si abbuffa” quando assume una grande quantità di cibo, ed ha la sensazione di perdere il controllo mentre mangia (cioè non è capace di evitare di mangiare o di smettere di mangiare una volta iniziato); con l’espressione “grande quantità di cibo” si intende una dose più abbondante rispetto a quella che verrebbe consumata normalmente da una persona media nella stessa situazione;
- comportamenti di compenso che seguono le abbuffate, finalizzati a prevenire l’aumento di peso (es.vomito provocato volontariamente, uso improprio di lassativi e diuretici, eccessivo esercizio fisico, uso di farmaci anoressizzanti);
- persistenti preoccupazioni riguardanti l’alimentazione: chi soffre di bulimia pensa insistentemente al cibo ed ha un forte desiderio o compulsione a mangiare;
- persistenti preoccupazioni per il peso e le forme corporee.
Per poter effettuare diagnosi di bulimia nevosa, le abbuffate devono verificarsi almeno una volta a settimana per tre mesi.
COME SI MANIFESTA
La condotta alimentare di chi soffre di bulimia nervosa è caratterizzata dalla presenza di abbuffate ricorrenti, durante le quali la persona non riesce a resistere all’impulso di mangiare ed è in preda alla sensazione di non potersi controllare; le abbuffate spesso continuano fino a che non ci si sente “così pieni da stare male”.
Chi si abbuffa, generalmente, non mangia con tranquillità, ma ingoia grandi quantità di cibo di ogni tipo (es. biscotti, patatine, salumi, caramelle, dolci), molto in fretta e senza avere il tempo di gustarlo (a parte un lieve piacere iniziale che scompare quasi subito); durante o immediatamente dopo ogni abbuffata può comparire un forte senso di colpa.
Chi presenta questo disturbo, generalmente, si vergogna della propria condotta alimentare e tenta di nasconderla a tutti i costi; per questo, spesso, ci si abbuffa in solitudine.
Le ragazze con bulimia nervosa, malgrado mangino grandi quantità di cibo, danno molta importanza al peso e alle forme corporee, come tutte le persone che hanno un disturbo dell’alimentazione. Presentano un intenso desiderio di perdere peso, che le porta a pensare costantemente alla dieta e al cibo e a mettere in atto dei comportamenti di compenso (es. vomito provocato volontariamente, uso improprio di lassativi e diuretici, eccessivo esercizio fisico, uso di farmaci anoressizzanti) o di restrizione alimentare (es. saltare i pasti).
Il peso e le forme corporee, per chi è affetto da tale disturbo, rappresentano i fattori principali su cui viene basata la propria autostima.
Una persona con bulimia nervosa può essere di peso normale, sottopeso o sovrappeso, diversamente da una persona con anoressia nervosa che è sempre sottopeso. Il peso, tuttavia, può variare enormemente e oscillare nel tempo.
E’ possibile distinguere due forme di bulimia nervosa: bulimia con condotte di eliminazione (dopo l’abbuffata si ricorre all’uso di vomito auto-indotto, lassativi o diuretici), e bulimia senza condotte di eliminazione.
COME CAPIRE SE SI SOFFRE DI BULIMIA NERVOSA
I sintomi in base ai quali è possibile sospettare di soffrire di bulimia nervosa sono i seguenti:
- abbuffate ricorrenti, ovvero assunzione di grandi quantità di cibo con sensazione soggettiva di perdita di controllo;
- comportamenti di controllo del peso (es. dieta ferrea, vomito provocato volontariamente, uso improprio di lassativi o diuretici, esercizio fisico eccessivo);
- eccessiva importanza attribuita al peso, alle forme corporee e al controllo dell’alimentazione.
Dal momento che è possibile riscontrare la presenza di alcune delle caratteristiche tipiche della bulimia nervosa anche in altri disturbi, è opportuno chiarire alcune distinzioni tra questa condizione ed altre che possono sembrare simili.
In certi disturbi neurologici o condizioni mediche generali, come la sindrome di Klein-Levine, vi sono modalità abnormi di alimentazione, ma mancano le caratteristiche psicologiche della bulimia nervosa, come l’eccessiva preoccupazione per la forma ed il peso corporeo.
Nel disturbo depressivo con manifestazioni atipiche è comune la presenza di iperfagia (ovvero la tendenza a mangiare grandi quantitativi di cibo) ma mancano sia le condotte di eliminazione, che le preoccupazioni ricorrente per il cibo e le calorie, il peso e le forme corporee.
Nel disturbo borderline di personalità possono essere presenti le abbuffate alimentari, ma mancano alcune caratteristiche tipiche della bulimia nervosa, come l’eccessiva preoccupazione per la forma ed il peso corporeo.
Ciò che permette di differenziare una persona che soffre di anoressia nervosa (sottotipo con abbuffate/condotte di eliminazione) da una persona che soffre di bulimia nervosa, infine, sono principalmente due condizioni: il peso e l’eventuale assenza di mestruazioni. Gli individui con bulimia riescono a mantenere un peso corporeo maggiore o uguale a quello minimo normale, e pertanto non presentano i problemi di amenorrea conseguenti al forte calo ponderale di cui soffrono le ragazze anoressiche.
QUALI SONO LE CAUSE?
Non è possibile identificare un solo fattore responsabile dell’insorgenza di un problema alimentare, piuttosto è necessario considerare un insieme di fattori fisici, ambientali e di personalità.
I fattori di rischio sono gli stessi per tutti i disturbi del comportamento alimentare e sono:
- la presenza di un membro della famiglia a dieta per un qualsiasi motivo;
- critiche di familiari su alimentazione, peso o forme corporee;
- episodi di vita in cui si è stati presi in giro sull’alimentazione, il peso o le forme corporee;
- obesità dei genitori;
- obesità personale nell’infanzia;
- frequentazione di ambienti che enfatizzano la magrezza (es. danza, moda, sport);
- disturbi dell’alimentazione in famiglia.
Esistono, inoltre, delle caratteristiche specifiche di personalità che si riscontrano nei pazienti affetti da disturbo dell’alimentazione. Queste aspetti di personalità vengono considerati come fattori di vulnerabilità individuale, ovvero fanno sì che coloro che ne sono portatori siano più esposti di altri a sviluppare un disturbo dell’alimentazione.
Una persona sarà tanto più a rischio di sviluppare una bulimia nervosa se:
- ha uno scarso concetto di sé (bassa autostima);
- non ha fiducia in se stessa;
- ha scarsa consapevolezza delle proprie emozioni;
- è eccessivamente perfezionista;
- tende ad estremizzare le cose, cioè “vede tutto bianco o tutto nero”;
- non conosce le mezze misure, manifesta comportamenti impulsivi o comportamenti ossessivi;
- tende ad attribuire importanza eccessiva al peso ed alla forma del proprio corpo.
QUALI SONO LE CONSEGUENZE?
La bulimia nervosa può avere delle ripercussioni sulla vita di chi ne soffre sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista psicologico e sociale.
Possono essere presenti serie complicanze mediche: l’uso improprio di lassativi o diuretici, molto frequenti, possono causare gravi alterazioni elettrolitiche, complicanze renali e aritmie.
Da un punto di vista psicologico la presenza di un disturbo alimentare ha spesso effetti negativi sull’umore (es. tristezza, depressione e sensi di colpa) e sulla propria autostima.
Come nell’anoressia, infine, chi soffre di questo disturbo evita le situazioni sociali, soprattutto quando comportano lo stare a tavola con altre persone; inoltre, possono presentarsi difficoltà di concentrazione sul lavoro, frequenti discussioni in famiglia e problemi di coppia, con pesanti conseguenze sull’immagine di sé e sulla autostima.
DIFFERENTI TIPI DI TRATTAMENTO
Per il trattamento della bulimia nervosa, come per quello degli altri disturbi del comportamento alimentare, si hanno a disposizione più tipi di trattamento, ciascuno focalizzato su aspetti specifici del problema e su modalità peculiari di intervento.
Il trattamento farmacologico prevede la somministrazione di composti efficaci nel controllo delle abbuffate, tra cui: fluoxetina, fluvoxamina, paroxetina, sertralina e citalopram.
Il trattamento psicoterapeutico ad orientamento sistemico-relazionale cerca di intervenire sul problema attraverso la modificazione delle relazioni familiari problematiche all’interno del sistema familiare; esso presuppone, dunque, che sia la famiglia ad essere sottoposta al trattamento.
IL TRATTAMENTO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE
Il trattamento cognitivo-comportamentale per la cura della bulimia nervosa, come per gli altri disturbi alimentari, prevede un lavoro congiunto da parte di più figure specialistiche che lavorano in équipe: il dietista-nutrizionista, lo psicoterapeuta e lo psichiatra.
La terapia cognitivo-comportamentale mira a modificare l’idea che il peso e le forme corporee costituiscano l’unico o il principale fattore in base al quale stimare il proprio valore personale.
Lo scopo è quello di aiutare chi soffre di un disturbo dell’alimentazione a imparare a gestire il proprio sintomo, a sostituirlo con comportamenti più adeguati e soddisfacenti, e a identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono il mantenimento della patologia alimentare.
Il trattamento prevede tre fasi per una durata complessiva di almeno un anno.
La prima fase è finalizzata a normalizzare il peso e ad abbandonare i comportamenti di controllo del peso; la seconda fase tende a migliorare l’immagine corporea, la valutazione di sé e i rapporti interpersonali; la terza fase prevede l’applicazione di procedure finalizzate a prevenire le ricadute, a mantenere i risultati raggiunti durante il trattamento e a preparare la fine della terapia.
Il Terzo Centro di Psicoterapia Cognitiva si avvale del lavoro di un’equipe medico-psicologica in grado di offrire risposte diversificate in base alle problematiche presentate dal singolo paziente.
La terapia cognitivo-comportamentale per i disturbi dell’alimentazione risulta efficace dove non sono presenti disturbi psicologici di altra natura. Pertanto nei casi in cui la valutazione diagnostica fornisca evidenze a favore di una doppia diagnosi (es. disturbo di personalità e disturbo del comportamento alimentare), è prevista una prima fase di intervento ampiamente incentrata sul trattamento del disturbo di personalità.
Il trattamento del disturbo del comportamento alimentare può prevedere l’attivazione di un progetto terapeutico così articolato:
- colloqui di valutazione diagnostica;
- terapia cognitivo-comportamentale individuale;
- gruppi psicoterapeutici su aspetti specifici della patologia;
- terapia farmacologica;
- consultazioni psicologiche ai familiari del paziente;
- sostegno psicologico alle famiglie in caso di ospedalizzazione del paziente;
- colloqui ed esami di follow-up per la valutazione del trattamento e la ri-definizione del piano di intervento;
- collaborazione con dietisti e nutrizionisti, che consente di modificare le abitudini nutrizionali scorrette attraverso il monitoraggio quotidiano dell’alimentazione;
- eventuale invio presso strutture di ricovero pubbliche o private
PER SAPERNE DI PIÙ SUI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE
· Patologia del comportamento alimentare: obesità , anoressia mentale e personalità
Bruch H., 1997, Feltrinelli, Milano |
· Terapia cognitiva comportamentale ambulatoriale dei disturbi dell’alimentazione
Dalle Grave R., 2003, Positive Press, Verona |
· Terapia cognitiva comportamentale dei disturbi dell’alimentazione durante il ricovero
Dalle Grave R., 2005, Positive Press, Verona |
· Terapia cognitiva comportamentale multi-step dei disturbi dell’alimentazione: casi clinici
Dalle Grave R., 2005, Positive Press, Verona |
· Handbook of treatment for eating disorders
Garner D.M. Garfinkel P.F., 1997, Guilford Press, New York |
· Anoressia e bulimia nei paesi dell’area mediterranea
Ruggiero, G.M. (a cura di), 2004, Deleyva Editore, Milano |
· Il trattamento della famiglia nella clinica dell’anoressia-bulimia
Barbuto M., 1999, Franco Angeli, Milano. |
· Ragazze anoressiche e bulimiche: la terapia familiare
Selvini Palazzoni, 1999, Raffaello Cortina, Milano |
· Vincere l’Anoressia Nervosa
Vanderlinden J., 2001, Positive Press, Verona |
· La gabbia d’oro. L’enigma dell’anoressia mentale
Dalle Grave R., Bruch H., 2003, Feltrinelli, Milano |
Safer Depra L., Telch Christy F. |
Schimdt, Treasure, MacDonald |
Salomon, Sellam |
Palmerone Nazaria |
Fairburn |
Fairburn |