Stato Mentale a Rischio

Che cos’è

Lo Stato Mentale a Rischio o Sindrome di Rischio Psicotico è una condizione caratterizzata dalla presenza di sintomi psicotici (es. deliri, allucinazioni, comportamento disorganizzato) di breve durata e/o di bassa intensità, associati ad  una marcata compromissione del rapporto con la realtà e, dunque, del livello di funzionamento sociale (ritiro sociale) e scolastico/lavorativo.

Elevato è il tasso di tasso di transizione verso un Disturbo Psicotico (circa il 35% in un anno).

Quanto è frequente

E’ un fenomeno che colpisce circa il 3% della popolazione generale. Tra gli adolescenti, la condizione di “Stato Mentale a Rischio” è drammaticamente più frequente, con percentuali che possono arrivare all’8 %.

Come si manifesta

Nelle fasi più precoci, i sintomi consistono in disturbi del flusso di coscienza; ridotta tolleranza allo stress; difficoltà ad organizzare il pensiero; deficit dell’interazione sociale, come ritiro sociale  e riduzione dell’espressività emotiva.

Nelle fasi più avanzate, invece, si assiste alla comparsa di sintomi psicotici positivi sottosoglia che includono: contenuti insoliti del pensiero, grandiosità, sospettosità, anomalie percettive, marcato calo di funzionalità.

Cause

I disturbi psicotici sarebbero il prodotto di una vulnerabilità individuale che va a sommarsi ad una serie di fattori biologici predisponenti (fattori genetici, complicazioni peri-natali o post-natali, abuso di sostanze), psicologici ed ambientali (ovvero, tessuto socio-culturale di appartenenza ed eventi stressanti che fungono da fattori precipitanti), in modo complesso e variabile da persona a persona.

 Trattamento

Il modello terapeutico più efficace risulta essere quello della prevenzione, nelle fasi che precedono l’esordio psicotico vero e proprio, e quello dell‘intervento precoce, nelle primissime fasi di malattia.

Una volta riconosciuta la condizione di Stato Mentale a Rischio, l’intervento consiste innanzitutto nel monitoraggio nel tempo, insieme a un supporto psicologico (con un’adeguata assistenza in caso di difficoltà interpersonali, familiari e lavorative), associato al trattamento di sintomi specifici, quali depressione, ansia, uso di sostanze.

Risultano, inoltre, utili gli interventi di psicoeducazione (metodologia che punta a rendere consapevole la persona e i membri della sua famiglia, circa la natura della patologia di cui è sofferente e circa i mezzi per poterla fronteggiare) rivolti al paziente e alla famiglia.

Schizofrenia

Che cos’è

La Schizofrenia è caratterizzata da una costellazione di segni e sintomi (deliri, allucinazioni, comportamento ed eloquio disorganizzati e sintomi negativi), associati a compromissione del funzionamento sociale o lavorativo. Se il disturbo ha esordio nell’infanzia o adolescenza, non viene raggiunto il livello di funzionamento atteso.

I deliri sono convinzioni fortemente sostenute, il cui contenuto può comprendere una varietà di temi (di persecuzione, di rifermento, religioso, di grandezza, ecc.).

Le allucinazioni sono esperienze simil-percettive che si verificano senza uno stimolo esterno, vivide e chiare come percezioni normali, al di fuori del controllo volontario. Possono presentarsi in qualsiasi modalità uditiva, ma le uditive sono le più comuni (voci familiari e non, che vengono percepite come distinte dai propri pensieri).

Per pensiero disorganizzato si intende la tendenza a passare da un argomento all’altro o fornire risposte che risultano correlate solo marginalmente o non correlate al quesito.

Per quanto riguarda il comportamento, si può osservare una marcata diminuzione della reattività all’ambiente. Infine, per sintomi negativi si intende una diminuzione dell’espressione delle emozioni (ridotta espressività facciale e gestualità, ridotto contatto visivo e intonazione dell’eloquio); diminuzione delle attività, dell’eloquio e della capacità di provare piacere da stimoli positivi; mancanza di interesse per le interazioni sociali.

Gli adolescenti affetti da schizofrenia possono mostrare un’affettività inadeguata (per es. ridere in assenza di uno stimolo adeguato); umore disforico, che può assumere la forma della depressione, dell’ansia o della rabbia; un ritmo sonno/veglia disturbato (ad es. dormire di giorno ed essere attivi di notte); mancanza di interesse o rifiuto per il cibo. Possono verificarsi depersonalizzazione, derealizzazione, preoccupazioni somatiche che possono trasformarsi in deliri.

Ansia e fobie sono comuni, così come deficit cognitivi.

Alcuni individui con psicosi possono mancare di consapevolezza del proprio disturbo.

Il trattamento è prevalentemente farmacologico cui si associa  psicoterapia cognitivo-comportamentale. Quest’ultima prevede tanto l’intervento individuale sul paziente, quanto colloqui psicoeducativi rivolti alla famiglia. Infine, è possibile prevedere l’inserimento del paziente in gruppi terapeutici finalizzati al potenziamento delle abilità sociali che ne facilitino quindi il reinserimento relazionale. In ultima istanza, per il potenziamento delle abilità cognitive risultano utili interventi di riabilitazione neuropsicologica e/o cognitive remediation.